Nel calcio di oggi i diritti TV sono una parte importante dei ricavi di una squadra. Ma non tutte le squadre ottengono la stessa percentuale di ricavi, soprattutto in Italia, che dopo la Spagna è il paese con la maggiore disparità tra i club.
Quando si parla di distribuzione equa, è il calcio inglese ad essere considerato il riferimento in Europa, sebbene ora le cose potrebbero cambiare anche dalle parti di Sua Maestà.
I diritti Televisivi in Premier League
Attualmente la Premier League ripartisce i guadagni ottenuti dai diritti televisivi in modo che il divario tra la prima e l’ultima squadra non superi il 2%. In pratica i club di vertice come il Manchester United, il Chelsea, l’Arsenal o il Liverpool – famosi in tutto il mondo e con supporter anche al di fuori del Regno Unito – percepiscono poco di più rispetto alle squadre locali, ovviamente meno conosciute.
In Italia il divario è molto maggiore: ad esempio, nell’ultima stagione 2016/2017, il primo club, cioè la Juventus, si è aggiudicata l’11% dei compensi, mentre l’ultimo, cioè l’Empoli, appena il 2,5%. Tradotto in cifre significa che la Juve ha ottenuto 104 milioni di euro, mentre la formazione toscana appena 24 milioni.
Anche nella Liga spagnola le differenze sono notevoli, con i club più importanti come Real Madrid e Barcellona a fare la parte del leone.
Dal momento che le squadre più titolate e più famose fanno da attrattiva per il pubblico televisivo grazie alla loro popolarità e ai trofei che hanno ottenuto nel corso della loro storia, appare evidente che pretendano una fetta più grossa della torta.
D’altronde nel calcio la correlazione tra popolarità di una squadra e ricavi che questa può ottenere non è direttamente proporzionale come avviene invece in altri contesti, come ad esempio internet.
Sull’online, maggiore è il traffico generato da un sito, maggiore sarà la possibilità di generare ricavi. Si tratta ovviamente di una possibilità potenziale, perché ci sono altri fattori da tenere in considerazione per la conversione del traffico in effettive vendite o introiti pubblicitari.
Questo vale ad esempio per i giornali online, per gli e-commerce o per i siti di gambling, dove anche i siti che recensiscono casinò online tendono a raccomandare i brand più famosi e che di conseguenza ottengono maggiori guadagni. E il tutto avviene in modo diretto e naturale, senza che il meccanismo debba essere aggiustato per favorire uno piuttosto che l’altro, come è necessario fare invece per i diritti tv.
Proprio per correggere l’attuale distribuzione, nel Regno Unito i sei club più importanti stanno facendo pressione sulla federazione per cambiare le regole di assegnazione dei ricavi dei diritti esteri. In particolare, vorrebbero che il 35% dei ricavi provennienti dai diritti tv internazionali venissero ripartiti in base alla posizione in classifica e non in parti uguali.
La Premier League, tra l’altro, è il campionato più seguito a livello globale e di conseguenza quello con i maggiori ricavi da spartire. Insomma, in Inghilterra la torta è più grande che in Italia e viene dagli accordi (di solito triennali) con i colossi dei media come SkySports, BT Sports e la BBC.
Tanto per rendere un’idea, il valore dei diritti tv per il triennio 2016-2019 supera i 5 miliardi di sterline, grazie anche ai ricavi del nuovo ricco mercato cinese.
Con queste cifre in gioco, anche solo un punto percentuale fa una bella differenza. Ma l’iter che dovranno affrontare i sei club inglesi più forti si annuncia complicato, perché le modifiche devono essere approvate dalla maggioranza e finora le altre 14 squadre hanno votato contro, ovviamente.
Ci saranno nuovi incontri in cui i club minori hanno annunciato che saranno disposti ad accettare una qualche forma di compromesso. Riusciranno i club più ricchi a raggiungere il loro obiettivo? Staremo a vedere.
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